IL TEMPO SCORRE LUNGO I BORDI

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lunedì, novembre 13, 2006

la tristezza di un giorno inutile


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25 anni. Sono 25 anni che sono in affitto in questo corpo che mi ospita senza darmi troppi assilli. Alcuni miei amici a 25 hanno fatto un primo bilancio del loro primo quarto di secolo, io sono indeciso se farlo o no. La trovo una cosa triste, ma forse ineluttabile. Ci sono cose che vorresti non ti fossero mai accadute, momenti che vorresti rivivere, persone che vorresti rincontrare, luoghi che vorresti rivisitare, esperienze che vorresti riprovare. Fare un bilancio netto di questa porzione di vita vorrebbe dire tirare una linea e vedere cosa si è stato capaci di fare in questo tempo. Beh, se io tirassi questa maledetta linea non avrei che spazi vuoti ancora da riempire perchè nella mia vita ho fatto ben poco, ho portato a termine pochissime cose. Credevo che sarei arrivato a 25 anni con qualcosa di più concreto fra le mani. Ho capito, col tempo, che i sogni non aiutano a vivere [è chiaro, Marzullo???] e così i sogni silenziosamente mi hanno lasciato solo, in una solitudine troppo spesso cercata e troppo facilmente celata dai miei sorrisi e atteggiamenti da "homo simpaticus". Le parole che più frequentemente la gente mi rivolge dopo una chiacchierata sono:"Oh, sei davvero simpatico, si, simpatico". Io, dentro di me, annuisco e faccio i miei complimenti al mio alter-ego per la bella prestazione. "L'altro me" intanto non vede l'ora di allontanarsi da tutto e tutti per potersi scagliare contro l'alter-ego.
Guardando la foto di quel bimbo in salopette rosa e altre un pò meno preistoriche e mi viene in mente che non so nemmeno quanti anni avessi in quelle foto. Capivo qualche discorso, sentivo le voci intorno a me, vedevo tutti quelli che mi circondavano e mi regalavano carezze e pizzicotti (oh madonna quanto odiavo i pizzicotti), forse avevo anche dei sogni innocenti e banali, proprio come quelli di un bimbo in tenera età. I primi ricordi che affiorano in me sono legati ai festeggiamenti per il mio compleanno. Mia madre che, come se dovesse preparare il cenone di capodanno, preparava le torte e altre pietanze per rallegrare me e i miei 5/6 amici che, anno per anno, presenziavano gentilmente alla mia festa. mio padre che la sera giocava con me e mi lasciava sulla pelle sempre qualche traccia di grasso nero carbone. E' stato proprio lui a regalarmi la mia prima chitarra a 7 anni e non vedeva l'ora che io cacciassi qualche suono da quello strumento. I primi giorni dopo essermi accorto che avevo una chitarra tutta mia riempivo casa mia con i suoni aberranti di una chitarra scordata, e mio padre mi si sedeva di fronte e mi ascoltava come se stessi eseguendo "l'Eroica" di Beethoven. Forse era attratto dalla magia di un bimbo di 7 anni che stringeva a sè una chitarra in modo goffo e sgraziato. Quelli sono stati gli unici istanti che mio padre mi ha visto suonare la chitarra.
Poi ci sono gli amici, le gioie, i dolori, le speranze condivise, i cambiamenti di tutto ciò che ti gira attorno per 25 anni. Beh, devo dire che in 25 anni ne ho visti di cambiamenti, alcuni radicali e definitivi, altri momentanei e dal retrogusto gradevole. Tutti comunque dipinti indelebilmente in me. Per sempre.
Ah, dimenticavo di farmi gli auguri. Auguri [ma senza canzoncina].

27 Comments:

Blogger Nicola Giornetta said...

Non mi ricordo io cosa provavo e che bilanci ho fatto quando ho avuto anch'io i 25 anni....
So solo che oggi come oggi desidero tanto tornare indietro di almeno 12 mesi e null'altro... Ma servirà per la prossima volta!
Ci sono periodi belli e periodi brutti. Emozioni forti, emozioni deboli, emozioni sconvolgenti, emozioni dissacranti, emozioni inebrianti, emozioni di pura follia.
I bilanci li possiamo fare, ma non di certo, a parer mio, al quarto di secolo.... Ci sono ancora altri tre quarti di secolo ancora davanti.
Puoi fare un bilancio sull'adolescenza... Nient'altro! Puoi fare il bilancio dell'estate... Nient'altro! Puoi fare il bilancio di Pasqua... Nient'altro!
Il bilancio di vita si fa alla fine di ogni cosa... Anche se alcune volte, in momenti bui, desidero tanto che sia giunto quel giorno!

In ogni caso ti faccio i miei più calorosi auguri e ricordati che quando scendi mi devi una birra, non essere tirchio come quel Raffaele, alto, brutto e peloso...
Ciao bello!

lunedì, novembre 13, 2006 8:56:00 AM  
Anonymous Anonimo said...

cugg, smettila di avvelenarti l'anima facendo bilanci. i bilanci si fanno alla fine. ora c'è solo da andare avanti. poi lo sai, io proprio nno sono il tipo che si guarda indietro.
ps. sarò alto, brutto e peloso... ma ho il mio charme :-)

lunedì, novembre 13, 2006 9:29:00 AM  
Anonymous Anonimo said...

Tanti auguri Antò!

Non sei l'unico che si sente così...

lunedì, novembre 13, 2006 12:48:00 PM  
Anonymous Anonimo said...

ciao antonio,
sono reduce da una bottiglia di novello (del monferrato: dolcetto-freisa-barbera), e sinceramente non so cosa augurarmi per i miei venticinque anni, se mai ci arriverò indenne.
una cosa però la so.
è che di certo i tuoi non sono stati giorni sprecati(credimi).
di certo ognuno di noi tornando indietro vorrebbe cambiare qualcosa (e la mia vita sarebbe piena di linee orizzontali e correzioni).
La nostra mera esistenza d'altronde è quella che è, ma sicuramente ogni momento vissuto, ogni respiro, ogni battito, nasconde dietro di se la pura essenza del nostro essere e quindi fa parte di noi.
e se è vero che alle nostre spalle abbiamo un passato, d'altro canto davanti a noi c'è un futuro che possiamo costruire sui nostri errori e memori delle nostre carenze, l'importante è non aver paura di noi stessi.
anche a me dicono spesso che sono simpatico.
non fartene un problema, meglio simpatico che stronzo.
auguri di cuore.
giuseppe.

lunedì, novembre 13, 2006 2:42:00 PM  
Anonymous Anonimo said...

meglio simpatico... che andare a corteggiare qualkuno dalla de filippi :-)

lunedì, novembre 13, 2006 4:18:00 PM  
Blogger esplanade said...

non toccarmi la defilippi altrimenti ti scaglio contro super-mauriziocostanzoshow

lunedì, novembre 13, 2006 4:34:00 PM  
Blogger Nicola Giornetta said...

Tsk... La De Filippi... Tsè!

lunedì, novembre 13, 2006 5:36:00 PM  
Blogger Nicola Giornetta said...

Ed adesso ho saputo qualcosa che era meglio non sapere! Ho l'anima a pezzi ragazzi... Voglio suicidarmi! Vi prego aiutatemi!

lunedì, novembre 13, 2006 11:55:00 PM  
Blogger esplanade said...

cosa ti succede nicò?

martedì, novembre 14, 2006 8:18:00 AM  
Anonymous Anonimo said...

augurissimi antoooo, scusa per il ritardo.


Irene

martedì, novembre 14, 2006 8:27:00 AM  
Anonymous Anonimo said...

TANTI AUGURI A TE, TANTI AUGURI A TE, TANTI AUGURI ANTONIO, TANTI AUGURUI A TE!!!
visto che te l'ho cantata la canzoncina??? :-)

AUGURI ANTONIO!!!

Greta

martedì, novembre 14, 2006 8:29:00 AM  
Blogger Nicola Giornetta said...

Antò.... Trafitto nel cuore e pugnalato alla schiena!

martedì, novembre 14, 2006 9:26:00 AM  
Blogger esplanade said...

azzz...mi dispiace nicò

martedì, novembre 14, 2006 11:32:00 AM  
Anonymous Anonimo said...

Forse qualcosa ci accomuna nella nostra storia. Io ti posso solo dire che spesso, quando meno te l'aspetti...

mercoledì, novembre 15, 2006 11:14:00 AM  
Blogger esplanade said...

grazie stoppì!

mercoledì, novembre 15, 2006 11:22:00 AM  
Blogger Nicola Giornetta said...

Qualcuno mi spiegi perchè...
Nel più profondo dell'angoscia che mi tormenta divengo un tipo diverso dove si risveglia la creatività, la voglia di fare, la voglia di.... boh!
Ho dedicato un tema al mio sito e ho iniziato a scrivere un racconto a puntante che, se va di questo passo, saranno almeno centinaia!
E perché quando sono tranquillo, "normale", tutto questo non esce fuori? Che cazzo di meccanismo si accende?

giovedì, novembre 16, 2006 3:56:00 PM  
Blogger esplanade said...

vuol dire che il tuo estro è legato alle tue situazioni di profondo stress .

giovedì, novembre 16, 2006 4:12:00 PM  
Blogger hewingmay said...

io non sò che dire,ti leggevo e mi è scappata una lacrimuccia...c'est la vie...anche io sono sempre li a fare bilanci...quand'è che inizieremo a volerci bene davvero?!
ciao antò e ancora tanti auguri
giusy

giovedì, novembre 16, 2006 5:26:00 PM  
Anonymous Anonimo said...

Auguri Antonio..ogni tanto lo leggo il blog neh ;)
su con la vita però..
bacione :*

venerdì, novembre 17, 2006 12:26:00 AM  
Blogger esplanade said...

Ciao Laura, mi fa piacere che anche tu passi ogni tanto a trovarmi quassù...cercherò di fare del mio meglio.

ciao!!!

venerdì, novembre 17, 2006 12:28:00 AM  
Blogger Nicola Giornetta said...

Quando la paranoia t'assale fino ad annullarti allora guardati Koyaanisqatsi di Godfrey Reggio, uscito nel 1984.
In verità a 10 minuti di film volevo spegnere la mia xbox ma qualcosa bloccava il mio dito nel farlo. Dopo 81 minuti finalmente l'ho visto per intero. Risultato? Pare che funziona. Ho detto a -me stesso- VAI A CAGARE!
Oggi è diverso...... Il cuore batte con meno forza e ho fame...
Antò, per quanto riguarda il mio -estro-, forse hai ragione perché ho fatto un po' mente locale di tutti i miei periodi depressivi (pochi nella vita, diciamo che questo sarebbe il terzo...). Tuttavia ho deciso di conservare "Anduyana", il mio racconto, ho deciso di terminarlo.
Ciao e a presto!

venerdì, novembre 17, 2006 8:20:00 AM  
Blogger esplanade said...

eh beh, adesso l'hai iniziato, i lettori vogliono sapere come fa a finire....;)

venerdì, novembre 17, 2006 10:55:00 AM  
Blogger as said...

Era come se non ci fosse nient'altro; i giorni estivi passavano in un campo sportivo,tra il calore di un sole cocente, e il sudore che sgocciolava dalla fronte. Non esistevano distanze, ne' troppe paure; c'era la voglia di comunicare e non restare soli, c'era la voglia di correre dietro a quel pallone, per ore, come se al Mondo non ci fosse che quel pallone. Dalla mattina, fino al morire del giorno, solo il tempo di pranzare, e poi ancora a correre verso una meta che ancora non conosco. Tutti avevamo i nostri nomignoli, tutti avevamo le nostre caratteristiche, ognuno si distingueva per qualcosa, e mi ricordo bene che tu eri il difensore.. Tu difendevi la palla e avevi un tiro missile; poi venne il tempo della chitarra, della musica, delle donne, degli impegni...Tutto si spense, in un ridicolo sorriso...

Anto' anche se siamo lontani, io non dimentichero' mai le nostre giornate, nemmeno quelle passate sotto al tuo garage a suonare. Ti ricordi? Con antonio tricarico, primiano pappa', antonio big gim, pino turco....

Ne manca uno, io...
Saluti da un amico di infanzia che non ha mai perso la stima nei tuoi confronti...

Non esistono distanze, se le menti hanno la possibilita' di essere vicine...

lunedì, novembre 20, 2006 2:33:00 PM  
Blogger esplanade said...

gli amici di infanzia ti restano scolpiti dentro indelebilmente se le amicizie sono forti. La nostra era parecchio forte, parecchio.
che dire? leggendo il tuo post con tantissimi riferimenti alla nostra infanzia e ai primi anni da "che_cazzo_ce_ne_frega_a_noi_se_la_canzone_non_esce_bene_intanto_suoniamo"
ho pianto. ho pianto di malinconia, ho pianto perchè la stima e l'affetto delle persone non viene scalfita dalla distanza e perchè il nostro gruppo all'epoca faceva proprio schifo. :)
Spero di poterti riabbracciare presto, molto presto.
non aggiungo altro altrimenti non la smetto più di piangere..

lunedì, novembre 20, 2006 3:11:00 PM  
Anonymous Anonimo said...

in stra-ritardo ti faccio i miei auguri antò! Ogni post che inserisci nel blog rivela sempre qualcosa di emozionante e riflessivo. continua così!
bacio


-VaLe-

martedì, novembre 21, 2006 6:39:00 PM  
Anonymous Anonimo said...

Auguri in ritardo qui...(che tra l'altro erano in ritardo anche sul forum!)!!
Bellissimo post, ma un pò mi mette malinconia, perchè già so che arriverò anche io a 25 anni senza concludere nulla!!!
Ma pensiamo positivo, l'età media si è allungata e abbiamo più tempo!! ;)
Si vede che sta parlando una bambina è?!
Ciaoo!!

venerdì, novembre 24, 2006 9:11:00 PM  
Anonymous Anonimo said...

Tagliato Fuori

Resti immobile, un tempo avresti sorriso.
Ti chiedi chi sei, hai tutto, eppure ti manca sempre qualcosa.
Ti ferisci.
Ti metti le mani tra i capelli.
Ti struggi.
Resti immobile, un tempo avresti urlato.
Ti chiedi chi sono, hanno tutto, eppure vogliono sempre qualcosa.
Ti imiti.
Ti crei.
Ti uccidi.
Ti muovi, ma è solo per andare alla finestra.
Ti sforzi di capire.
Cerchi, fino a quando non riesci più a vedere,
come quando infili le mani in due buchi, ma gli occhi restano fuori.
Fuori da quello che vorresti apprezzare.
Ti accendi una sigaretta.
Ti gratti la mano.
Ti inchiodi davanti allo specchio.
Ti guardi la barba ormai troppo lunga.
Ti guardi la barba ormai troppo lunga per tagliarla.
Pensi, ma a cosa?
Sei completamente vuoto.
Vuota è la tua casa.
Vuota è la cesta dei panni sporchi.
Vuota è la dispensa, freddo è il fuoco della legna.
Cerchi sostegno, ma scivoli.
Cerchi calore, ma bruci.
Alzi il gomito.
Ingoi.
Alzi il gomito.
Ingoi, e così ininterrottamente.
Ti cade la cenere sopra il divano.
Spegni la sigaretta che non hai fumato.
La stanza, la lampada sul comodino rotta, ma che non vuoi cambiare;
Il comò.
L’armadio.
I fantasmi che aspettano il proprio turno per giocare con le tue paure.
Pensi all’oceano.
Ti senti sempre più piccolo.
Pensi alle donne.
Ti chiedi se sei un uomo.
Ti chiedi se sei un uomo che ha bisogno di amare.
Ti chiedi se qualcuno è disposto ad amare.
Cerchi fino a quando non riesci più a capire,
nel momento in cui tutto diventa più difficile.
Un ultimo sorso.
Prendi la penna ma non sai cosa scrivere.
E’ così che ti senti, quando vuoi qualcosa che non sai.
E’ così che ti senti, quando nessuno mai potrà darti quello che sai.
Ti chiedi dov’era la voce che doveva rassicurarti.

-Ti spieghi perché non c’è luce che può illuminarti-.

lunedì, novembre 27, 2006 1:38:00 PM  

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